Secondo il filosofo Sartre, siamo condannati ad essere liberi. Ci troviamo subito di fronte ad un paradosso: nessun uomo in quanto soggetto libero, può evadere dalla libertà.
La libertà si impone all’essere umano; la libertà dell’uomo appare dunque non solo come condizione positiva, ma l’uomo ne sente tutto il peso in quanto ha delle responsabilità, per sé e per gli altri, e la responsabilità produce angoscia. Questa è la condanna dell’uomo libero, costretto perennemente a scegliere senza paletti imposti, che rendono ingabbiati ma sicuramente più sereni e sicuri.
C’è una tendenza dell’umano a volere la libertà, allo stesso tempo c’è una tendenza dell’umano ad evitare il peso della libertà.
Esistono due derive patologiche legate al concetto di libertà:
- Fuggire dalla libertà per andare verso legami sadomasochistici (Fromm) sono legami in cui noi trasformiamo il legame in una prigione, e la prigione in un rifugio. Rapporto di obbedienza in cui diventiamo succubi dell’altro.
patologia di volontà di liberarsi dalla libertà - Libertà che vorrebbe porsi come assoluta, libertà che rifiuta ogni senso della legge e pone se stessa come unica forma della legge. Chi vorrebbe esercitare la propria libertà senza tener conto della comunità, dell’altro e degli altri uomini con i quali vive.
Per Lacan, il primo compito delle istituzioni è quello di limitare il godimento individuale. Nella misura in cui le istituzioni esistono, la nostra libertà deve tener conto dell’esperienza del limite.
Non tutto è possibile, esiste l’esperienza dell’impossibile come fondamento della libertà individuale: non si può fare tutto, avere tutto, non si può godere di tutto.
L’istituzione è dunque il luogo in cui si tracciano dei limiti, ma sarebbe un errore pensare che l’istituzione sia solo questo. Le istituzioni umane non si limitano solo a tracciare dei limiti.
L’istituzione offre un miracolo della vita collettiva, la libertà individuale si incrocia con la vita della comunità e testimonia che sia possibile una coesistenza serena.
Libertà diventa da positiva a negativa, invece che libertà di fare qualcosa, libertà “da”: libertà come assenza di impedimento, l’individuo oggi si intende libero se può uscire senza essere aggredito. In questo modo però la libertà scivola verso la sicurezza, verso la protezione dell’individuo quindi verso un polo che va nella direzione opposta rispetto a quello della crescita e della fioritura comune.
La libertà non può essere una cosa statica, deve essere sempre in movimento, non c’è libertà ma solo liberazione. Si può essere liberi solamente insieme ad altri e per gli altri.
La libertà che si blocchi su sé stessa diventa il contrario di ciò che significa libertà per uguaglianza, per comunità. Qualcosa che sia il contrario del concetto di uguaglianza.
Invece noi dobbiamo sforzarci di ricollegare la libertà alla sua radice, alla comunità. La libertà è il lato singolare della comunità. È un modo di guardare la società dal punto di vista del singolo, ma che non perde mai il riferimento alla collettività.
In questo senso però non si vuole dire che la libertà non debba avere limiti, infatti una libertà assoluta è una libertà infantile e pericolosa, oltre che terribile. Una libertà che non tenga conto delle circostanze, del complesso della società in cui è inserita.
Il nostro sforzo è quello di inserirla dentro una sfera e una dimensione collettiva, la legge della libertà non è solo quella di non danneggiare la libertà altrui, ma è anche quello di mantenere, creare e conquistare la comunità. Libertà e comunità non vanno separate, corrono su due linee parallele che sono necessarie l’una al pieno compimento dell’altra.